Ozzano: Core Zone Unesco

Il borgo storico

Il Comune di Ozzano è sito in area collinare lungo la strada che collega Casale Monferrato ad Asti ed è suddiviso in tre nuclei abitativi corrispondenti a tre differenti fasi di urbanizzazione: il centro storico del XIII secolo sulla sommità del colle, la parte bassa, conosciuta sin dal XVIII secolo come Lavello, cuore delle attività commerciali ed artigianali, sviluppatasi nel XIX secolo nella valle ad ovest del capoluogo, ed infine Perbocca, l’area di collegamento tra le precedenti, vocata ai servizi.

Il nucleo storico si estende sul versante sud della collina occupandone la parte più alta, il brich, ai piedi dell’antico castello e della romanica Chiesa di San Salvatore. Paese di promontorio dall’inconfondibile sagoma, Ozzano si caratterizza per il suo profilo contenuto entro la cinta muraria medievale riconvertita ad uso abitativo, per le semplici abitazioni rurali alternate a dimore signorili, per gli edifici di valenza storica come Casa Bonaria di fine ‘400 e di culto come la Chiesa di Santa Maria Assunta del XVI secolo.

Via Giovanni Bianco e le mura

Tra il XIII e il XIV secolo il borgo medievale fu dotato di una cinta muraria a scopo difensivo. Le mura, realizzate in laterizio con mattoni ornamentali disposti a scaletta, passando da via IV Novembre salivano verso il castello e ridiscendevano da via Trento, verso la piazza. Oggi, parte della cinta è ancora visibile da via Bianco, inglobata da un edificio del XVI secolo con bel loggiato ad archi a tutto sesto su due piani. Contigua alla stessa abitazione è una torre di cortina a pianta quadrata in laterizio, un tempo, baluardo a difesa della porta d’accesso al borgo a ridosso dell’attuale piazza San Giovanni.

Casa Bonaria

Singolare esempio di fabbricato in stile tardogotico ad uso residenziale della fine del XV secolo unico nel suo genere in Monferrato e sin qui perfettamente conservatoci.

L’edificio si sviluppa su due piani ed è costruito in pietra da cantoni al piano terra e in mattoni al piano primo. Il solaio è in legno con pavimento in cotto, come pure in legno è la pregevole altana ad angolo sorretta da travi in rovere.

Via-Alla-Rocca

Via Battisti, Via Alla Rocca, Via Sosso

Nella scenografica via Cesare Battisti, porte, finestre, cantoni di arenaria, logge e cortili formano uno splendido angolo rinascimentale che conduce, attraverso una scalinata, in via alla Rocca, sentiero pedonale con fondo sterrato rimasto inalterato nel tempo e impreziosito, da un lato, da Villa Braccio, dimora signorile del XIX secolo, e dall’altro, dalle coeve mura del castello erette per contenere i più recenti giardini pensili. La parete ovest del maniero prospetta il sottostante vicolo dei Battuti, un tempo percorso dai membri della stessa Confraternita per andare dal loro Oratorio alla Chiesa di San Salvatore. La successiva via Sosso, dedicata ai pionieri del cemento, permette di apprezzare le essenze arboree che circondano il castello: tigli, aceri, ippocastani, frassini e tassi a perenne custodia dei segreti dell’antico cimitero di San Giovanni che fino agli inizi dell’ottocento raccolse le spoglie degli abitanti.

Il Castello

Le prime notizie relative al castello di Ozzano risalgono al XVI secolo. Nel sito però, stando alle documentazioni esistenti, insisteva una fotificazione gia nel 1224 successivamente modificata in una struttura a carattere signorile dai signori Gattinara-Lignana.

La traccia più antica della muratura del castello risale al XV secolo ed è costituita da tre merli bifidi realizzati in muratura e a chiara funzione difensiva. L’accesso al castello è immerso in un secolare parco con dislivelli terrazzati parte dei quali ospitano un cedro del Libano dalle eccezionali dimensioni e i giardini pensili digradanti verso la Chiesa di San Salvatore. Gli interni più interessanti sono la cappella gentilizia ed il salone delle armi con soffitto a cassettoni e sovrapporte affrescate dal pittore Pier Francesco Guala.

Da ricordare che il più noto feudatario di Ozzano fu il Cardinale Mercurino Arborio di Gattinara, Gran Cancelliere di Carlo V di Spagna. Il castello, ora, è di proprietà della famiglia Visconti che lo acquistò nel 1860.

Chiesetta di San Giovanni Battista

L’edificio di culto intitolato al Santo Patrono Giovanni Battista venne eretto per volontà degli ozzanesi. I lavori ebbero inizio nel 1878, data riportata sulla croce celtica del colmo della facciata, e le spese per la costruzione furono sostenute quasi completamente dalla popolazione attraverso due pubbliche sottoscrizioni.

La chiesetta, inserita nel parco del castello, è in stile neogotico a pianta rettangolare, priva di abside, alta circa dieci metri, larga cinque e lunga sette. Nel 1937 subì un restauro che, togliendo l’intonaco, mise a nudo i mattoni sui quali è apposta, in facciata, una formella tonda, policroma raffigurante un biondo San Giovanni Battista con l’agnello, simbolo del Cristo, e sullo sfondo il castello e lo stemma araldico della famiglia Visconti che diede gratuitamente il permesso di edificare l’opera su un terreno di loro proprietà.

Chiesa-San-Salvatore

Chiesa di San Salvatore

Dal 1911 dichiarata dalla sovrintendenza “Opera pregevole d’arte”, le sue parti più antiche si possono datare al ‘300, tuttavia si potrebbe esser di fronte al rifacimento di una preesistente chiesa divenuta inadeguata allo sviluppo del borgo. L’edificio ha subito nel corso dei secoli diversi interventi che ne hanno alterato la base romanico-gotica con elementi rinascimentali e barocchi. La facciata realizzata in cotto, a salienti, è divisa da quattro contrafforti che recano nella parte terminale dei pinnacoli ottagonali. A pianta rettangolare con abside pentagonale, l’edificio è suddiviso in tre navate scandite da massicci pilastri rotondi: quella centrale è coperta da una volta a botte completamente affrescata, le due laterali, divise in campate e coperte da volte a crociera con caratteristici costoloni, presentano affreschi sia di fine ‘400 che inizi ‘500, alcuni dei quali di scuola spanzottiana. Il campanile è una pregevole costruzione in laterizio a pianta quadrata singolarmente staccata dal corpo della Chiesa ed addossata ad una parete di roccia, mentre il sagrato è un ampio terrazzo panoramico realizzato con pietre di fiume disposte a motivi geometrici.

Chiesa-Santa-Maria

Chiesa di Santa Maria Assunta

Nel 1576 ne venne approvata l’erezione come oratorio della compagnia dei Disciplinanti al di fuori della cinta muraria da parte del Vescovo di Casale Benedetto Erba. Verso il 1590 all’oratorio fu affiancata una chiesa, quella attuale è un’espressione artistica del XVIII secolo in stile barocco a navata unica. Le cronache rivelano che in quel periodo le pareti della Chiesa erano completamente affrescate, l’intonaco vi è stato apposto quando l’edificio è stato adibito a lazzaretto. L’esterno ha subito notevoli rimaneggiamenti: nel 1858 venne innalzata una costruzione ad uso civile contigua al lato sud della Chiesa che inglobò la sacrestia e il campanile, non in asse con l’aula. Nel lato nord, invece, è visibile un capitello in cotto, retaggio di un edificio precedente. Sopra l’ingresso è posta un’elegante cantoria lignea, mentre all’interno è conservata una ricca statua della Madonna Assunta con il basamento per il trasporto in processione durante la festa solenne del 15 agosto.

Scuola

Edificio Scolastico

L’edificio, sede attuale dell’Istituto Comprensivo Vidua, ebbe una messa in opera piuttosto travagliata. Concepito sin dal 1898 su iniziativa dei fratelli Sosso, i pionieri del cemento, venne edificato tra il 1901 e il 1916. Funzionante a partire già dal 1903, negli anni della prima guerra mondiale venne anche utilizzato come alloggio per le truppe.

Si tratta di un edificio che conserva inalterata la sua struttura originaria ricalcando nello stile l’edilizia pubblica sabauda. L’alternarsi dei pilastri di mattoni in rilievo che suddividono la facciata intonacata, ed i marcapiani orizzontali, crea un gioco di colore e volume tale da alleggerire il complesso facendone uno dei migliori esempi di edilizia scolastica presenti in Monferrato.

Una menzione particolare meritano i dipinti “didattici” dei primi anni ’60 del 900 del Maestro Mascarino.

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Il Borgo Lavello

Esiste un aspetto della storia ozzanese che la contraddistingue dal carattere prettamente rurale dei borghi monferrini e che le ha dato ribalta nazionale: per un centinaio di anni Ozzano è stato uno dei principali centri italiani di produzione della calce e del cemento. Nel XIX secolo la storia degli stabilimenti industriali determinò un notevole ingrandimento del paese con un nuovo insediamento staccato dal precedente, il “borgo nuovo”, in località Lavello che era stata fino ad allora disabitata fuorché alcuni cascinali, ed era nota per una fonte paludosa dove le donne si recavano per lavare i panni.

Archeologia-industriale

Terra di cave e cavatori

Il rapporto con la terra, quindi, è stato da sempre per gli Ozzanesi molto “profondo”. Il contadino, perno dell’economia locale, si trasformò già nel XIX secolo in contadino-cavatore e nella prima metà del XX secolo fu soprattutto il cavatore il traino dello sviluppo economico di Ozzano e del Casalese. Il periodo più interessante è sicuramente quello che va dal 1850 al 1960 anche se il nostro territorio era conosciuto fin dal XIV secolo per la “pietra da calcina”. Fino alla metà del XIX secolo, sebbene la richiesta di leganti per l’edilizia fosse in continuo aumento, le cave da calce e le fornaci di laterizi presenti in Ozzano erano a conduzione familiare, con limitate capacità produttive, poiché il calcare veniva estratto con “scoperte” e “baracche” e si limitava agli affioramenti in superficie dei banchi. Il salto di qualità avvenne nella seconda metà del secolo e fu dovuto a due fattori: il passaggio della ferrovia e la presenza della famiglia Sosso che daranno l’avvio, nel 1876, all’era del cemento.

La tradizione

Il Pizzo Chiacchierino di Ozzano De.Co.

Il Comune di Ozzano ha sostenuto ed incentivato la riscoperta di una tecnica manifatturiera conosciuta come il chiacchierino a cui nel 2013 è stata attribuita la denominazione comunale, De.Co., quale prodotto di alto valore identitario per la comunità.

Il chiacchierino è un merletto in filo di cotone, lavorato con una navetta: per la composizione ad anello, la più semplice, ne basta una, per l’arco due.

Probabilmente questo tipo di merletto si è sviluppato dai nodi a navetta con cui si confezionavano le reti da pesca. La prima attestazione materiale risale al 1750. Inizialmente consisteva in una composizione di anelli uniti tra loro; solo a metà ‘800 venne introdotto anche l’arco.

Agli inizi del XX secolo si arricchì di notevoli varianti e la sua evoluzione è tuttora in corso.

I Biciolant d’Ausan De.Co.

Dolci di pane la cui origine si perde nel tempo, cibo per il popolo che non doveva mancare sulla tavola dei signori e che rappresentavano una risorsa importante delle nostre campagne monferrine. Un tempo pare che questo dolce fosse il pane dei poveri e che venisse distribuito nel periodo pasquale dalle Confraternite locali.

La tradizione rimase, ma col progresso cambiarono le materie prime: dalla farina lievitata impastata con acqua nel Medio Evo, si passava al burro, poi alla margarina, ai granelli di zucchero per arricchire il tutto. Nel frattempo cambiava la destinazione: da pane per i poveri a pane Benedetto il Giovedì di Pasqua.

Senza l’aspetto religioso probabilmente questa tradizione si sarebbe persa, invece ad Ozzano si è mantenuta nel quadro del recupero delle tipicità gastronomiche. Nel 2013 è stato riconosciuto quale prodotto a denominazione comunale, De.Co., per l’ampia importanza che riveste all’interno della comunità.