
Quest’anno festeggiamo i 10 anni di Garbello, Grignò, Lilàn e La Mossa, la linea di etichette realizzate dai famosi fotografi Maurizio Galimberti e Luciano Bobba, in collaborazione con Laura Beccaria.
Era il 2006, infatti, quando decidemmo di portare a termine il cambio d’immagine della nostra azienda intrapreso alla fine degli anni ’90 da Luciano Bobba.
Le prime etichette oggetto di restyling furono disegnate da mamma Maria Teresa; in esse aveva riprodotto il profilo di una bottiglia, di un calice e un grappolo d’uva. La linearità dei tratti e la pulizia dell’etichetta divennero per anni il segno distintivo della nostra azienda
Dopo quegli inizi, nel 1998, le etichette divennero un acquerello, un’esplosione di colore per un soggetto sempre uguale: un grappolo d’uva, che cambiava tonalità di sfondo e di colore in base al vino.
Non per tutte le tipologie però. Le bottiglie di Barbera Monferrato Superiore, di Piemonte Barbera, di bianco e di malvasia, le identificammo con un nome e un disegno ben precisi.
In questi vini perseguimmo la volontà di far emergere le differenze ed esaltarle: per il primo, vino top d’azienda, affinato in barrique e commercializzato dopo anni d’imbottigliamento, scegliemmo un nome latino dal suono altisonante che desse l’idea sia dell’eccellenza che della convivialità: Convivium.
Per il secondo, sempre barbera, ma più semplice e leggera, il suo essere brioso ne condizionò il nome in etichetta: Vivace.
Per quello che ai tempi era considerato vino da tavola bianco, invece, si diede l’appellativo del toponimo di zona, Garbello, e la sua rappresentazione, dai toni molto accesi, lasciata a due teste contrapposte simbolo di dualità.
Dulcis in fundo, per il mosto parzialmente fermentato ottenuto da uve di malvasia rossa e quindi dolce, si optò per un nome che evocasse il nettare degli dei: Ambrosia Rossa.
Tutte queste etichette, a fine ottobre del 2002, comparirono nell’importante mostra, e relativo catalogo, sugli abbigliaggi d’autore “Per vino e per segno” tenuta a Palazzo Callori, sede dell’allora Enoteca Regionale, a Vignale Monferrato.
Proseguiamo, e arriviamo nel 2005 con il restyling della Barbera Monferrato, denominata Evoè, richiamo latino al giubilo in onore a Bacco, dio della vite, e all’etichetta d’artista di Marco Porta, “Soli come profeti”, in cui l’elemento umano, preponderante, pare ruotare attorno al vino.
È dagli anni 2000, quindi, che i nostri vini, sempre più fortemente caratterizzati, acquisiscono un’identità ben precisa: un nome e un’etichetta propria frutto di studi specifici.
Nascono così, nel 2006, il nuovo Garbello, il Grignò, il Lilàn e La Mossa.
L’etichetta dell’attuale Monferrato Bianco, 100% uve Arneis, come già ricordato, porta il nome dell’area geografica in cui è ubicata l’azienda e parte dei vigneti. Garbello è il nome dello spirito di vino che in etichetta s’inebria del suo stesso calice e riprende, in versione più semplificata e sofisticata, il nostro precedente modello.
Grignò. Troncare la parola Grignolino e tradurla in scrittura naïf, significa prendere da subito dimestichezza con l’anarchico monferrino per eccellenza.
Nominare significa evocare, stringere legami con diverse realtà ed ecco dalla vocale accentata di Grignò prendere forma un grappolo d’uva: dal linguaggio scritto a quello disegnato per il nostro Grignolino del Monferrato Casalese.
Lilàn. In etichetta uno scatto di Polaroid del famoso fotografo Maurizio Galimberti che ci ha voluto accompagnare in questo viaggio di vino dal passato, al presente, al futuro: Lilàn è il nome con cui i bambini indicavano l’uva in Monferrato. Oggi è il nostro Monferrato Freisa.
La Mossa. Vino Piemonte Barbera il cui nome, ora, non denota solo più il suo piacevole tono vivace, ma anche il nome della nostra cascina. In etichetta l’idea della vivacità e del petillant, è data dalla rappresentazione di un omino che al tempo stesso è un calice di vino.
Nel 2014 e nel 2015 la nostra produzione si arricchisce di altre due etichette: il Lìbet, Monferrato Rosso, 100% Nebbiolo e il Grignòld, il Grignolino del Monferrato Casalese “storico”.
Entrambi i vini fanno parte, con il Convivium, della nostra miglior selezione e subiscono un lungo affinamento in legno.
Con Lìbet, “piace” in latino, abbiamo stabilito un nesso con il più moderno e social “mi piace”.
In Grignòld, il latino lascia posto al più internazionale inglese, per cui al prefisso Grignò si aggiunge l’aggettivo “old”, vecchio, e l’idea del suo invecchiamento in botti piccole.